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    Cono Cimino

ISBN: 9788899590789
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Illusioni del Vento

di Cono Cimino Ad un anno da “Ni simu rufrišcati a la Cìbbia ri la Sinacòca”, ecco“Illusioni del vento”.  Con il primo lavoro hai dato ampia dimostrazione di come, attraverso le forme del nostro dialetto, quindi con unlinguaggio vernacolare, fosse, tra l’altro, possibile produrre poesia sublime sganciata da ogni contesto temporale, da ogni legame con il passato, la forma primigenia della parola (basti solo citare Lùgliu e Lu Cacùmmaru). Con il secondo, proponi poesia altrettanto straordinaria ancorché con un codice linguistico differente, l’Italiano, la lingua ufficiale. È questo il miracolo della diglossia o, più correttamente, della dilalia di cui la nostra generazione ha goduto, avendo avuto come lingua madre il dialetto e come lingua ufficiale l’Italiano.                                                                                                                    Una condizione che gli studiosi, unanimi, riconoscono essere la più benefica per l’animo e per la mente dell’uomo, ma della quale le nuove generazioni rischiano di non godere!  Di questo dobbiamo farci carico tutti noi e le istituzioni, Scuola dell’obbligo in primis: scongiurare quello che Denison definiva il “language suicide”: l’oblio della nostra amata lingua madre! Ed i tuoi lavori sono una chiamata alle armi di straordinaria efficacia. Vincenzo Andriuolo  

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Cono Cimino Tenente nei carabinieri (ris), è Operatore di Diritto umanitario internazionale con pregresse attività di impiego in zone di operazioni. E' stato insegnante di Storia dell’Arma e regolamenti militari alla Scuola Marescialli e Brigadieri di Velletri. Nutre grande interesse per l’Antropologia culturale e sociale ed è esperto cultore di storia delle tradizioni popolari nel cui ambito ha all’attivo interessanti ricerche. E' attore di teatro amatoriale nonchè ideatore e autore di testi teatrali dialettali. Vive a Teggiano (SA) ove alleva per affetto e con passione asini della recuperata razza cilentana.
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Riassunto

Ad un anno da “Ni simu rufrišcati a la Cìbbia ri la Sinacòca”, ecco“Illusioni del vento”.  Con il primo lavoro hai dato ampia dimostrazione di come, attraverso le forme del nostro dialetto, quindi con unlinguaggio vernacolare, fosse, tra l’altro, possibile produrre poesia sublime sganciata da ogni contesto temporale, da ogni legame con il passato, la forma primigenia della parola (basti solo citare Lùgliu e Lu Cacùmmaru). Con il secondo, proponi poesia altrettanto straordinaria ancorché con un codice linguistico differente, l’Italiano, la lingua ufficiale.

È questo il miracolo della diglossia o, più correttamente,
della dilalia di cui la nostra generazione ha goduto, avendo avuto come lingua madre il dialetto e come lingua ufficiale l’Italiano.                                                                                                                   

Una condizione che gli studiosi, unanimi, riconoscono essere la più benefica per l’animo e per la mente dell’uomo, ma della quale le nuove generazioni rischiano di non godere!  Di questo dobbiamo farci carico tutti noi e le istituzioni, Scuola dell’obbligo in primis: scongiurare quello che Denison definiva il “language suicide”: l’oblio della nostra
amata lingua madre! Ed i tuoi lavori sono una chiamata alle armi di straordinaria efficacia.
Vincenzo Andriuolo

 

“Illusioni del Vento”

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