La collana dedicata alla Basilicata, un territorio ricco di storia, tradizioni e arte che continua ad affascinare ricercatori, autori e uomini di cultura e non.
“Basilicata” lascia spazio ad autori, ricercatori e saggisti di poter condividere ed esprimere la storia, l’arte, la cultura, il territorio e le mille sfaccettature di una regione da scoprire.
Dalle orme dei briganti, all’antichissima storia della Lucania, questa collana valorizza una cultura ricca di storia basata sul racconto che per secoli è stata tramandata a voce nelle tradizioni locali.
La Lucania è un territorio storico dell’Italia antica che comprendeva quasi tutta l’odierna Basilicata. Da sempre è stata un’ importante crocevia di popoli e culture diverse. Nel periodo classico ed ellenico gli antichi lucani possedevano una costituzione democratica (salvo in tempo di guerra), dimostrando un elevato livello di organizzazione. Lo sviluppo successivo delle colonie romane permise la costruzione di infrastrutture e architetture importanti. Alcune di esse oggi sono visitabili nel parco archeologico di Grumentum; l’anfiteatro, il teatro, il foro, le terme repubblicane e imperiali, la necropoli.
La tenacia del popolo lucano permise, non solo di resistere alle incursioni di molti popoli e conquistatori come saraceni, normanni, aragonesi e spagnoli, ma di entrare in contatto con innumerevoli realtà e culture. Le repressioni borboniche ed austriache, però, portarono allo sfinimento di un territorio che chiedeva libertà e nuove riforme agrarie. Nel 1860 iniziarono i moti insurrezionali lucani. Una vera e propria guerra civile, caratterizzata dal brigantaggio, che divenne un fenomeno sociale e politico e proseguì fino al primo decennio del Regno d’Italia. Tutti erano coinvolti, borghesi e contadini, in nome della libertà.
I contadini lucani nella loro secolare storia hanno avuto tre guerre collocate nel tempo, la prima delle quali fu contro i greci che conquistarono queste terre. Da un lato c’erano gli eserciti organizzati degli Achei con le loro armi; dall’altro i contadini con le loro scuri, le falci e i coltelli. La seconda guerra fu quella contro i Romani che permise la diffusione della teocrazia statale con tutte le sue incomprensibili leggi. Infine la terza e ultima fu quella dei briganti: i contadini non avevano cannoni come “l’altra Italia” che li stava sottomettendo, ma avevano la rabbia dovuta alla povertà, all’emigrazione, all’ingiustizia sociale che il nuovo stato savoiardo stava perpetrando nelle terre meridionali.
Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli
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Manoscritto inedito della seconda metà del XIX secolo per un ricerca su Armento, antica città basiliana. …«Il narrare il passato di un paese all’età presente in cui si ebbe culla e tomba dei nostri avi: narrare le di costoro gesta, l’origine, i costumi, gli usi: si sente pur troppo un palpito d’amore…Io, nel presentarlo al pubblico, sento pura la coscienza di non aver omesso mezzi intentati al fine di far tornare in fiore le antichità di Armento».
Manoscritto inedito della seconda metà del XIX secolo per una ricerca su Armento, antica città basiliana. […] Il manoscritto, diventa preziosa fonte di informazioni su una comunità ed il suo territorio, da utilizzare per trasformare indizi e suggestioni lanciate dall’autore nelle sue pagine in temi per la ricerca, da condurre in archivio e sul campo.
L’autore intende delineare il percorso che ha per crocevia il Trattato
di Pace, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. La Sovranità del Popolo Italiano e della stessa Repubblica subiscono – irrimediabilmente – sin da allora, gli effetti del Trattato, che assumono i criteri di un processo, la cui capacità è quella di delimitarne e di umiliarne il perimetro d’azione, con influenze nefaste, nel concreto, su tutto l’agire del Popolo Italiano, sulla sua economia e sulla stessa esistenza concettuale del suo Stato. Gli avvenimenti e le problematiche italiane sono, tutte, inserite in tale perimetro, dal quale non è possibile prescindere.
Dall’introduzione. […] Spero di essere stato capace di delineare il percorso che ha come crocevia il Trattato di Pace, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. La Sovranità del Popolo Italiano e della stessa Repubblica subiscono – irrimediabilmente – sin da allora, gli effetti mortali del Trattato, che assumono i criteri di un processo, la cui capacità è quella di delimitarne e di umiliarne il perimetro d’azione, con influenze nefaste, nel concreto, su tutto l’agire del Popolo Italiano, sulla sua economia e sulla stessa esistenza concettuale del suo Stato. […] Il Trattato deve essere rivisto attraverso il dialogo, la condivisione internazionale e l’aiuto della Provvidenza. Ma prima di intraprendere un tale percorso, è condizione necessaria ritrovare l’unità fra noi: nella verità e nel rispetto reciproco, nella comprensione e nella lealtà, nella chiarezza e nell’umiltà, nella consapevolezza di essere, nel bene e nel male, tutti italiani, semplicemente italiani.
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