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    Luciano Gentiletti

ISBN: 9788899590772
Categoria:

Er Dialetto

di Luciano Gentiletti Ma che te devo dì, che nun t’ho detto? Lo vedi, involontariamente è uscito fuori un endecasillabo: quel verso che sai inventare benissimo. Che antro te devo dì? Che sei bravo? E che nun ce lo sai? Co tutti li concorsi che vinci! Ma soprattutto: co quello che scrivi! Te posso solamente ricordatte quarche cosa: che l’atteggiamento che ciai sempre avuto, è la cosa che me piace deppiù. Ortre all’inventiva, a le capacità de analisi e de sintesi, a la conoscenza profonda der dialetto in ogni sfaccettatura, a la sensibbilità, a la saggezza, la cosa che de te me piace è la modestia. L’umirtà che solo le persone intelliggenti cianno! Nun te sei mai montato la capoccia, sei arimasto sempre talecquale, pe te l’amicizzia è ‘na cosa seria: ma che vòi deppiù? Scrivi poesie che nun sò mai banali: affronti li temi de quello che succede e quelli de le cose “arte e granni” co lo stesso atteggiamento, co la stessa voja de dì “quarcosa”. Tante vorte esce fora la satira, antre vorte la rabbia! Ma sempre co quela pacatezza, quela dorcezza tipica de chi cià più passato che futuro (io ne so quarche cosa…), e sa come va er monno. Tratti li versi come fratelli: je vòi propio bene, se capisce da come li tratti! Te li cresci, te li coccoli, te ce diverti. Pe te le parole so pezzetti de Lego che servono a costruì giocattoli pe inventà giochi novi, sòni novi, significati novi: trovi sempre quelle giuste pe fà capì quello che vòi dì. Lègge le cose tue, è un piacere vero: nun me stracco mai. Perché, come la Vecchia, nun ho ancora finito de imparà! A la prossima. Maurizio Marcelli 2023.  (Presidente dell’Accademia Romanesca)

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1941
Luciano Gentiletti è nato il 30/07/1941 a Roma nel quartiere S, Giovanni. Dopo gli studi è stato assunto da una società di telecomunicazioni dove ha lavorato per più di quarant'anni.                      Le sue poesie in vernacolo, presentate nei vari concorsi, hanno avuto diversi riconoscimenti e vinto molti premi e sono state pubblicate in prestigiose riviste come "Rugantino" e "Voce Romana", una delle migliori pubblicazioni culturali che riguardano la città di Roma. Dal 2010 frequenta l'Accademia Romanesca che gli ha consentito di migliorare la forma e la sintassi del dialetto e di riscoprire la bellezza culturale di Roma. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo libro "Rime de Roma", nel 2012 ha vinto la pubblicazione del suo secondo libro "Er grillo chiacchierone", nel 2014 ha vinto la pubblicazione di una silloge di poesie raccolte in un libro intitolato "Er còre e la raggione". Nel 2015 ha vinto la pubblicazione di una silloge di poesie raccolte in un libro intitolato "Quanno er penziero vola", nel 2016 ha vinto la pubblicazione del libro intitolato " La verità, pe ride e ... pe penzà", nel 2018 ha vinto la pubblicazione del libro intitolato “ Sotto er celo de Roma”. Nel 2023 ha vinto la pubblicazione del libro intitolato “ Er dialetto, fascino de n’avventura. Premiazioni ricevute: I° Classificato 55 volte, II° Classificato  26 volte, III° Classificato  23 volte oltre a numerose menzioni d'onore e premi speciali.
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Riassunto

Ma che te devo dì, che nun t’ho detto?

Lo vedi, involontariamente è uscito fuori un endecasillabo: quel verso che sai inventare benissimo.

Che antro te devo dì? Che sei bravo? E che nun ce lo sai? Co tutti li concorsi che vinci! Ma soprattutto: co quello che scrivi!

Te posso solamente ricordatte quarche cosa: che l’atteggiamento che ciai sempre avuto, è la cosa che me piace deppiù. Ortre all’inventiva, a le capacità de analisi e de sintesi, a la conoscenza profonda der dialetto in ogni sfaccettatura, a la sensibbilità, a la saggezza, la cosa che de te me piace è la modestia. L’umirtà che solo le persone intelliggenti cianno!

Nun te sei mai montato la capoccia, sei arimasto sempre talecquale, pe te l’amicizzia è ‘na cosa seria: ma che vòi deppiù?

Scrivi poesie che nun sò mai banali: affronti li temi de quello che succede e quelli de le cose “arte e granni” co lo stesso atteggiamento, co la stessa voja de dì “quarcosa”. Tante vorte esce fora la satira, antre vorte la rabbia! Ma sempre co quela pacatezza, quela dorcezza tipica de chi cià più passato che futuro (io ne so quarche cosa…), e sa come va er monno.

Tratti li versi come fratelli: je vòi propio bene, se capisce da come li tratti! Te li cresci, te li coccoli, te ce diverti.

Pe te le parole so pezzetti de Lego che servono a costruì giocattoli pe inventà giochi novi, sòni novi, significati novi: trovi sempre quelle giuste pe fà capì quello che vòi dì.

Lègge le cose tue, è un piacere vero: nun me stracco mai. Perché, come la Vecchia, nun ho ancora finito de imparà!

A la prossima.

Maurizio Marcelli 2023.  (Presidente dell’Accademia Romanesca)

“Er Dialetto”

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